Di fronte al fallimento, come può essere la perdita del lavoro, non esistono soluzioni semplici. Al contrario, rimettersi in gioco immediatamente può essere più o meno difficile, a seconda della capacità di rialzarsi che ognuno possiede. Cerchiamo di capire, allora, come reagire di fronte ad una situazione come quella delle perdita del lavoro.
Come rimettersi in gioco dopo un fallimento lavorativo
Prima di tutto, chiariamo una cosa: la capacità di rimettersi in gioco può essere allenata. La rabbia per la battuta d’arresto può essere incanalata in azioni. Queste, a volte senza neanche rendersene conto, possono condurre a sviluppi inattesi. L’unica cosa che non è concessa di fronte al fallimento è di restare fermi, in attesa che avvenga qualcosa. Anzi, quando si verifica questa evenienza, più rapida è la reazione e migliore sarà la risposta. Prima di tutto, però, quale deve essere l’approccio mentale a questa situazione?
Trial and error, la cultura dell’errore nel mondo del lavoro
La componente psicologica, quando si verifica un fallimento in ambito lavorativo, è fondamentale. Ogni situazione è un caso a parte. Essenzialmente, le strategie che si possono manifestare sono due: l’accettazione del fallimento o l’incapacità di comprendere i propri errori. Nel primo caso, acquisita la propria dose di responsabilità, sarà possibile ricominciare a lavorare per il tentativo successivo. Nel secondo caso, invece, si rischia di restare intrappolati nell’errore commesso, senza possibilità di guardare serenamente ai progetti successivi.
La differenza fra un approccio e l’altro, dunque, è il bagaglio di esperienze che ogni errore porta con sé. È l’approccio cosiddetto trial and error – prova e sbaglia – che mira alla diffusione di una cultura dell’errore. Questo non deve essere visto come un aspetto negativo del tentativo, bensì come l’imprescindibile dose di esperienza che quel tentativo può offrire. A riguardo, in Italia c’è persino chi ne ha fatto una scuola, la Scuola Italiana di Fallimento.
Formazione, per aggiornare le proprie competenze professionali
Un’altra questione fondamentale per rimettersi in gioco nel mondo del lavoro al più presto è quella della formazione professionale. È diffuso il pensiero, specialmente in Italia, per cui una volta concluso il percorso scolastico si esaurisca la necessità di una formazione in ambito professionale. Al contrario, le moderne dinamiche del mondo del lavoro, che comportano una rapida evoluzione di qualsiasi branca, portano al costante aggiornamento.
Di conseguenza, di fronte alla battuta d’arresto, è possibile approfittare di questo tempo per aggiornare le proprie competenze professionali. Oppure per acquisirne di nuove, perché per imparare non è mai troppo tardi. I corsi di formazione disponibili sono numerosi, sia gratuiti che a pagamento. Si può perfezionare una lingua, per aprirsi una strada all’estero. Oppure acquisire nuove competenze informatiche. Le possibilità sono davvero infinite, se c’è davvero la determinazione a provarci ancora una volta.
Aggiornare il proprio curriculum vitae
Secondo molti, il curriculum vitae è uno strumento ormai superato. Nell’era digitale, un foglio di carta che riporta competenze più o meno veritiere non è più necessario. Eppure, nella maggior parte degli annunci di lavoro, questo inutile foglio di carta viene ancora richiesto. Di conseguenza, possedere un curriculum vitae perfetto, in grado di attirare l’attenzione di chi è chiamato a selezionare il personale può essere l’arma vincente.
Anche perché, se come detto nel frattempo è stato dedicato del tempo alla formazione e all’aggiornamento, ci sono informazioni nuova da inserire nella propria presentazione lavorativa. Nulla di peggio, di fronte ad un colloquio di lavoro, che presentarsi con un curriculum risalente all’adolescenza. Se nulla è cambiato rispetto a prima del fallimento, perché adesso questo dovrebbe condurvi al successo?
In definitiva, queste sono soltanto alcune delle regole base per ripartire subito dopo un fallimento lavorativo. Una strada irta di ostacoli, che può dare risultati positivi solamente se ci si dedica con impegno e determinazione. L’alternativa è il fallimento, ma, per dirla con le parole di Anthony Clifford Grayling, «L’unico vero fallimento sta, in realtà, nel permettere alla sconfitta di avere la meglio su di noi». E questo non è consentito.